Recensioni al primo ascolto, se serve pure al secondo e al terzo.
Dopo quasi 10 anni di silenzio, “i cani” (scritto proprio così) tornano all’improvviso con un album dal caustico titolo “Post Mortem”, ed è subito post indie.

Ne è passato di tempo dai pariolini di 18 anni, il primo pezzo pubblicato in remix su Soundcloud nel 2011, poi diventato virale e successivamente incluso nella compilation gratuita della 42 records, la stessa che produce la band. Dopo, per il romano Niccolò Contessa e i suoi compagni di viaggio, sarà la volta del primo disco “Il sorprendente album d’esordio de I Cani” del 2011, seguono i successivi “Glamour” del 2013 e “Aurora” del 2016. Poi tutta una serie di singoli e collaborazioni con i Gazebo Penguins e i Baustelle, Max Pezzali, Coez, colonne sonore per film di registi come Gianni Zanasi e Sergio Castellitto, ma è un lavoro dietro le quinte che ha più il sapore di un vero e proprio silenzio. Nel 2025, ad aprile, viene pubblicato senza preavviso su tutte le piattaforme digitali il loro quarto album.
Post Mortem mette subito le cose in chiaro, bassi profondi e pesanti, suoni saturi, oscuri e taglienti ma limpidi, euritmie battiatiche, atmosfere subsoniche, lirismo cinematico.
Siamo di fronte ad un Niccolò Contessa più maturo, ragionato, scanzonato a tratti. Un album dove nulla è lasciato al caso, equilibrato nei testi e negli arrangiamenti, “un lampo di luce più forte del sole”, “un colpo di tacco a rallentatore”, insomma, uno di quelli che difficilmente ascolterai alla radio, che poi alla fine non è per forza un aspetto negativo, in fondo i gioielli non vengono esposti nelle pubbliche piazze ma vengono custoditi gelosamente in luoghi meno accessibili al pubblico.
Personalmente gli dedicherò qualche altro ascolto.
(TadDJ)



