Il Comune di Milazzo non dovrà pagare 3 milioni di euro all’Ente acquedotti siciliani (Eas), quale corrispettivo di una fornitura idrica, attraverso l’acquedotto della sorgente Mela nel periodo tra il 2004 e il 2011.

Dopo aver concesso, due anni addietro la sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza di primo grado impugnata dall’Amministrazione, la Corte d’appello di Messina ha accolto il ricorso presentato dal legale dell’ente, l’avvocato Francesco Amalfa, che ha prodotto una memoria per dimostrare che effettivamente quella richiesta non avesse un fondamento e come tale quindi il Comune non doveva essere condannato a pagare.
Nello specifico si osservava che “il rapporto contrattuale di fornitura idrica , gestione e manutenzione dell’acquedotto si era risolto nel 2004 , allorquando- come pure riconosciuto dall’ESA – era stata attivata la nuova condotta di esclusiva proprietà dell’ente” aggiungendo che “al più, le uniche somme “potenzialmente” dovute erano quelle maturate sino al 2004.
In primo grado il Tribunale ha condannato l’ente ritenendo che ci fosse “l’indebito arricchimento”.
Adesso il “ribaltone” con la Corte d’Appello che ha dichiarato “insussistente il preteso ingiustificato arricchimento serbato dal Comune di Milazzo nei confronti dell’Ente Acquedotti Siciliani in liquidazione per i crediti dallo stesso vantati con riferimento alle asserite forniture effettuate nel periodo 4 settembre 2004 – 2010 e in parziale riforma della sentenza impugnata, ha stabilito che il Comune dovrà versare complessivamente all’Ente Acquedotti Siciliani unicamente la somma di € 219.130,30 e pagare le spese di giudizio.
