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Il tubo delle meraviglie?

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Gli snack muovono un’economia non di poco conto e questo lo si capisce guardando la varietà di proposte in vendita.

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Solo gli snack a base di cereali e patata si contano a decine: crackers, sfogliette, grissini, patatine, ecc., bontà a cui non è facile rinunciare per praticità e golosità.

Da questo mare magnum, oggi peschiamo gli snack nel tubo, una genialata commerciale e tecnologicamente avanzata che proveremo a descrivere negli aspetti principali.

In origine c’erano le patatine: patate affettate, fritte, salate e imbustate.

Poi fu la volta delle palline e cornetti di mais: stavolta l’industria propone un prodotto ottenuto da un impasto poi estruso e cotto.

Infine arrivarono le “patatine” nel tubo che, però, patatine non si possono chiamare.

La lista ingredienti infatti risulta piuttosto lunga e contiene farine varie e molti additivi richiesti per gusto, croccantezza, sensazione complessiva al palato.

Guardando questo prodotto con gli occhi da ingegnere, non posso non considerare che è un concentrato di tecnologia ed innovazione senza precedenti.

C’era bisogno di tale prodotto? Perché viene sviluppato?

Dato il successo di vendite, alla prima domanda rispondo di sì. Sul perché sia stato sviluppato, la pagina web del capostipite di questi prodotti riporta: “Creato a caso, per gioco. Con un tocco di serietà e un sacco di ingegno.”

Il prodotto è un concentrato di tanti aspetti di degni di nota:

1. Creatività e voglia di innovazione

2. Sfogliette tutte uguali e sempre intere

3. Prodotto market leader

4. Processo di produzione senza sprechi

5. Trasporto e distribuzione ottimizzati

Andiamo per punti.

1. Creatività e voglia di innovazione

Innegabile che il prodotto che sia una proposta copernicana rispetto al resto. Reinventare ciò che già funziona ha con sé un rischio insito, ma la riproducibilità del gusto partendo da una sfoglietta sempre uguale e sempre intera è stata vincente. In aggiunta, l’idea del tubo è un perfetto corollario al teorema offerto fosse anche per la sola necessità di diversificare il prodotto dalla massa.

Se da un’idea giocosa si è arrivati ad un prodotto concreto, di mezzo ci sta certamente un ritorno economico non indifferente.

2. Sfogliette tutte uguali e sempre intere

Il prodotto viene praticamente stampato, fritto, asciugato, aromatizzato e confezionato.

Il tubo rigido, innegabilmente, consente il mantenimento dell’integrità della sfoglietta fino al consumatore ma, per evitare rotture in fase di produzione, occorreva una forma nuova. La matematica è venuta in aiuto prestando l’equazione del parabolide iberbolico.

Come i romani hanno utilizzato l’arco per dare resistenza e leggerezza alle costruzioni, la forma a “sella di cavallo” rende la sfoglietta resistente. Ora può essere gestita e impilata in corsie produttive compatte e veloci.

3. Prodotto market leader

Proporre un nuovo snack non sarebbe bastato a decretarne il successo, occorreva una nuova veste, occorreva farne un riferimento per la categoria: forma, gusto, identità, packaging, pubblicità, tutto è stato dettagliatamente studiato.

4. Processo di produzione senza sprechi

Nessun processo produttivo ne è privo anche se ogni azienda tende a minimizzarli. Il detto popolare: “del maiale non si butta niente” è sempre un valido mantra per ogni attività produttiva. In questo caso avere un prodotto resistente alla movimentazione è la svolta.

5. Trasporto e distribuzione ottimizzati

Impilare e intubare le sfogliette comporta la riduzione dei volumi trasportati e una distribuzione migliorata.

Tutto ciò può leggersi come riduzione dei costi di trasporto e minor traffico in strada e, ci auguriamo, anche di CO2 immessa in atmosfera.

Ma è davvero il tubo delle meraviglie? Lo snack perfetto?

Niente affatto! Ogni medaglia ha due facce: analizziamone il rifiuto.

Mi sono preso la briga di confrontare un classico sacchetto di patatine e il più famoso snack nel tubo di peso netto paragonabili.

Bilancia alla mano, si ha che una busta di patatine da 150 g impatta per circa 6,8 g di plastica. In rapporto al contenuto, il sacchetto vale lo 0,45% in peso delle patatine. La plastica è riciclabile.

Passando al tubo di una confezione da 175 g di sfogliette, questo, una volta nel cestino, impatta per circa 46 g di rifiuto indifferenziabile dato che il tubo è un mix non separabile di cartone, plastica e alluminio e per circa 2,9 g di plastica (tappo) riciclabile. In rapporto al netto, la confezione vale circa il 28% in peso.

Un vero peccato!

In sintesi, la genesi dello snack nel tubo, è un’operazione finemente e rigorosamente elaborata dall’industria alimentare dove convergono l’applicazione molte e diverse discipline per una pausa diversa dal solito. Peccato per l’impatto ambientale della confezione!

È davvero il tubo delle meraviglie? Forse non oggi ma potrebbe diventarlo con un packaging eco-friendly.

(Giovanni Gargano)

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