Dai reduci del MSI a Fratelli d’Italia, un percorso in continua evoluzione.
Contrariamente a quanto vorrebbe far credere una parte della sinistra radical-chic, la destra italiana affonda le proprie radici già nel Risorgimento: è come una vecchia signora che ha superato la veneranda età di cento anni, altro che un movimento recente. Un dottrina che ha attraversato guerre, rivoluzioni, riforme, monarchia, repubblica e finanche una dittatura. La troviamo ancora qui, testarda e sempre più al centro della politica italiana.

La destra risale ai tempi di alcuni notabili del Risorgimento che guardavano allo Stato come un padre severo. Quelli sì che erano politici seri, erano lì pronti a creare una nazione, costruendola da una società che per secoli era stata frammentata, di certo non si piangevano addosso come accade spesso ai giorni nostri.
I valori non erano parole vuote, ma ideali che dovevano raggiungere: ordine e centralità dello Stato, autorità, gerarchia sociale e protezionismo economico.
È sopravvissuta anche alla dittatura. Certo il fascismo si basava su teorie di destra provocando una degenerazione autoritaria di istanze nazionalpopolari che hanno portato alla dittatura, ma chi dice che la destra italiana nasce da quella vergognosa parentesi, mente, in alcuni casi sapendo di mentire. La destra è una dottrina che ha una storia molto più antica e complessa del fascismo e lo vediamo anche ai giorni nostri, perché la società italiana continua ad essere conservatrice, gelosa delle tradizioni e diffidente verso le rivoluzioni.

Cosa resta dopo il fascismo e quindi dopo la guerra? Un piccolo manipolo di reduci, nostalgici e alcuni intellettuali che si uniscono sotto il vessillo di un nuovo partito per evitare anche la completa scomparsa di quest’area politica: il Movimento Sociale Italiano affiancato da un’altra formazione con ispirazione a destra, il Partito Liberale Italiano, più elegante e meno rumoroso, più intellettuale e forbito ma probabilmente anche loro fuori dal tempo.

Dopo cinquant’anni di questa piccola destra nostalgica, cambia un po’ tutto il sistema. Arriva Berlusconi e cambia la musica, anche se alcuni suonatori rimangono gli stessi. Il “Cavaliere” riesce a sdoganare la destra italiana che nel frattempo a Fiuggi lascia le radici storiche del MSI per trasformarsi in Alleanza Nazionale. L’ideologia lascia lo spazio allo spettacolo e Forza Italia, il partito di Berlusconi, entra nel mercato della politica come se non fosse un partito ma un’impresa che deve avere successo. E gli italiani amano le imprese di successo, quindi la premiano e per la prima volta portano la destra al governo.

L’avvento di Forza Italia rappresenta un punto di discontinuità. Berlusconi introduce nel dibattito politico un modello di liberalismo economico e pragmatico, non solo ideologico. Supera il vecchio partitismo e comincia una nuova stagione.

L’attuale fase politica che a destra vede protagonisti la Lega e Fratelli d’Italia, rappresenta l’evoluzione di un pensiero politico che spazia dal liberal-conservatorismo al sovranismo, superando il liberalismo berlusconiano.

Si parla di immigrazione, confini, famiglia tradizionale, sicurezza identità e chi più ne ha più ne metta per scaldare i cuori e soprattutto la pancia degli italiani.
Ma riuscirà a proporsi come un laboratorio per un nuovo conservatorismo europeo o si cristallizzerà nella vecchia retorica del sovranismo?
Siamo sicuri che la destra italiana non muore mai, si trasforma, si rigenera, come l’Italia: imperfetta, caotica e sorprendente, ed è sempre lì, pronta per la prossima partita.
