La scomparsa di Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, ha lasciato un vuoto profondo nell’Argentina, un paese che ora si trova a fare i conti con un’eredità complessa e controversa. La sua figura, tanto amata quanto contestata, ha segnato un’epoca, lasciando un’impronta indelebile sul tessuto sociale e politico della nazione.

Bergoglio, con il suo costante appello alla riconciliazione e alla giustizia sociale, ha cercato di sanare le ferite di un paese spesso diviso. Tuttavia, la sua voce non è stata accolta da tutti. L’ostilità di alcuni esponenti politici e mediatici ha creato un clima di tensione, alimentando un dibattito acceso sulla sua figura e sul suo ruolo. Le critiche al suo presunto schieramento politico e le accuse di ingerenza hanno reso il suo pontificato un terreno di scontro ideologico.
Il mancato ritorno in patria durante il suo pontificato è stato un ulteriore elemento di controversia. Molti hanno interpretato questa assenza come un segnale di distacco, mentre altri l’hanno attribuita alle complesse dinamiche politiche del paese. Le forti critiche ricevute da parte di alcuni esponenti politici, hanno sicuramente contribuito a questa mancata visita.
Secondo Markus Krienke, docente presso la Facoltà di Teologia di Lugano e attualmente docente invitato presso la UCA di Buenos Aires, durante il pontificato di Francesco, l’incondizionata attenzione ai poveri lo ha fatto convergere sempre di più sulla politica kirchnerista (una forma del peronismo), sebbene come arcivescovo ha chiamato l’allora presidente Cristina Kirchner con lo stesso giudizio che poi Milei ha riservato per il Papa ossia di essere la realizzazione del male nel mondo. Ciò dimostra come la figura di Papa Francesco fu politicamente divisiva in Argentina. Inoltre il suo pontificato non ha potuto risolvere i problemi della Chiesa latinoamericana: secolarizzazione in Argentina e derive verso le Chiese o sette evangelicali negli altri Paesi. Il momento di sentito orgoglio nazionale nel momento della sua morte non potrà impedire tale bilancio in questa parte del mondo. Per la Chiesa universale, il suo metodo profetico-spirituale di apertura di una Chiesa più povera, elementare e credibile, “para todos, todos, todos”, è stato invece di grande importanza e il fondamentale contributo che l’America latina ha saputo dare al mondo.
È quindi innegabile che l’Argentina, con la sua identità distinta nel contesto sudamericano, ha vissuto il pontificato di Bergoglio con un misto di orgoglio e ambivalenza. La sua storia di nazione pioniera e la sua forte identità europea hanno spesso alimentato un senso di eccezionalità, talvolta sfociato in un certo grado di orgoglio nazionale, che ha influenzato anche il modo in cui l’Argentina ha vissuto e interpretato il pontificato di Bergoglio.
Ora, l’Argentina si trova di fronte a una sfida cruciale: onorare la memoria di un leader spirituale di risonanza globale, navigando al contempo le profonde divisioni che hanno segnato la sua presenza. La sua eredità, già controversa in vita, rischia di diventare un campo di battaglia ideologico, con diverse fazioni che rivendicheranno la sua figura e il suo messaggio.
La scomparsa di Bergoglio lascia un vuoto che va oltre la dimensione religiosa, aprendo interrogativi sul futuro del dialogo politico e sociale nel paese. Le divisioni che hanno segnato il suo pontificato potrebbero acuirsi o, al contrario, lasciare spazio a nuove dinamiche di confronto. Il futuro dell’Argentina dipenderà dalla capacità di superare le polarizzazioni e di costruire un futuro di unità e giustizia, in linea con l’eredità spirituale e sociale di un uomo che ha segnato un’epoca.
(Domenico Mazza)
