Si è svolta oggi, alla stessa ora, la seduta di prosecuzione del Consiglio Comunale di Merì, a maggioranza “rosa” – 7 su 10 – convocato, dal presidente Angelo Pino, alla 13,30 di ieri senza che fosse stato raggiunto il numero legale.

Tale circostanza ha consentito il mantenimento della validità della riunione al momento della discussione dell’ultimo punto all’Ordine del giorno – richiesti due quinti dei componenti -, quando i cinque consiglieri di opposizione hanno abbandonato l’Aula, consentendone così anche l’approvazione con i soli cinque voti dei consiglieri rimasti, non sufficienti nel caso di presenza di tutti.
Ma andiamo per ordine.
Come è noto, da diverso tempo si discute se il voto degli astenuti debba essere conteggiato nel numero dei votanti, e quindi della maggioranza, sulla base della diversa interpretazione regolamentare da parte dell’opposizione, che tenderebbe ad includerli, come da prassi consolidata.
Ma nulla di fatto, in quanto oggi è stata bocciata l’apposita proposta delle opposizioni, per la quale, a norma di regolamento, era prevista la maggioranza assoluta, essendosi avuti i cinque voti di astensione della fazione opposta.
Pertanto, se non ci saranno interventi di Autorità esterne, che sembra siano state interpellate, diversamente da come si è fatto sempre – fanno notare dall’opposizione -, si voterà con il sistema secondo cui il numero dei consiglieri astenuti è conteggiato per il numero legale, ma non per quello dei votanti.
Riguardo all’approvazione dell’ultimo punto, con la sola presenza della maggioranza: esso ha riguardato l’ “Assestamento generale di bilancio e la salvaguardia degli equilibri per l’esercizio 2025”, un passaggio a scadenza, previsto dal TUEL, necessario anche per l’acquisizione di trasferimenti da parte dell’Ente, che non sarebbe avvenuta se l’opposizione fosse rimasta in Aula e avesse espresso un voto contrario.
Come è avvenuto riguardo alla proposta di riconversione di un edificio esistente, confiscato alla mafia, da destinare ad asilo per l’infanzia, per la quale la consigliera Rossana Alleruzzo, per conto delle opposizioni, ha avanzato dubbi sulla sostenibilità dei costi di gestione da parte del Comune “con un bilancio in sofferenza”.
Un no, con le medesime modalità di voto, è arrivato anche per le proposte di Regolamenti concernenti la biblioteca comunale e l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale.
Mentre un’approvazione all’unanimità si è registrata per la variazione al bilancio di previsione, cosa che consentirà all’Ente di incamerare i trasferimenti ricevuti, e per la conferma della pianta organica della farmacia comunale, in merito alla quale la consigliera Alleruzzo, sempre a nome delle opposizioni tutte, ha però ipotizzato irregolarità, allorquando – a suo dire – una somma proveniente da una transazione sarebbe stata impiegata in quell’ambito “senza transitare nel bilancio dal Consiglio comunale”.
Ma la questione più spinosa è quella, come dicevamo, che vede i due gruppi di opposizione dare battaglia al gruppo a sostegno dell’Amministrazione che, a quanto pare, vorrebbe modificare il sistema di voto consiliare sulla base di un semplice parere.
E su questo, è pervenuta la dichiarazione di Alleruzzo, secondo la quale “La maggioranza sostiene che la querelle è risolta dal parere reso dall’Assessorato Regionale Enti Locali assieme, in linea con quello della richiedente Segretaria Comunale, senza farne transitare il contenuto in una proposta per il Consiglio Comunale, unica istituzione legittimata al riguardo. Cosa che abbiamo fatto noi – ha detto – proponendo oggi al Consiglio proprio la sostanza dell’interpretazione regionale, che, con nostra grande sorpresa e delusione, non è stata approvata. Si crea così la situazione in cui il funzionamento del Consiglio si baserebbe su un documento che, per quanto autorevole, non ha trovato la necessaria convalida in sede regolamentare interna e di fatto scavalca una prassi consolidata da trent’anni. Resta perciò il rammarico – ha concluso la consigliera – per una gestione che ci appare sempre più improntata a un’applicazione arbitraria delle procedure”.
Nessuna dichiarazione al momento dal presidente Pino, che si riserva una eventuale replica successiva.
