“Pare che stia arrivando un terremoto giudiziario su Cateno”, è il testo del messaggio whatsapp, che avrebbe dato il via, secondo il diretto interessato, ad un ingiustificato attacco della stampa, “con grave danno d’immagine” al suo partito.

Infuriato, deluso e amareggiato, ma non per questo arrendevole, l’onorevole Cateno De Luca, ha convocato la stampa, due volte in una settimana, al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, per chiarire gli aspetti sulle presunte irregolarità dei finanziamenti a Sud Chiama Nord, sulle quali ha scritto la Gazzetta del Sud, in questo mese.
Tutto sarebbe iniziato- a suo dire – dal messaggio whatsapp, del quale dicevamo, partito da Roma” il 30 giugno e attribuito a Carlotta Previti, già nelle Giunta di De Luca e successivamente di Federico Basile, dimessasi nel 2023 e da inizio anno componente (vicina a Forza Italia?) di un Nucleo operativo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Messaggio che preannunciava sorprendentemente “un terremoto giudiziario” sull’esponente politico, senza che De Luca – ha detto – abbia, ancora oggi, ricevuto alcuna “Informazione di garanzia”, ossia l’atto giudiziale col quale l’indagato viene portato a conoscenza del suo stato per poter esercitare il diritto di difesa.
E cosa ancora più strana – a suo parere – l’avere, la Gazzetta del Sud, iniziato, tre giorni dopo, “con un tempismo sospetto” a scrivere, utilizzando parole come “metodo” e “sistema”, evocative di affari illeciti, articoli riguardanti presunte irregolarità nei finanziamenti al partito, ma anche “collettore” di contributi pubblici ad associazioni, definito in alcune intercettazioni estranee, che non lo riguardano, “Uomo 56”.
Da dove hanno preso queste notizie? Sono contenute in una informativa? Quando le notizie contenute in una informativa della Polizia Giudiziaria possono essere rese pubbliche? Si è chiesto, sembrava retoricamente, De Luca, per il quale la Gazzetta del Sud, in definitiva, avrebbe assunto “il ruolo del Pubblico Ministero, del Giudice ed infine dell’opinione pubblica, arrivando a dire ciò, che pur nel rispetto della legge, sia etico oppure no”.
E questo lo ha fatto andare su tutte le furie, in quanto ritiene che i fatti contestati si sarebbero svolti nel rispetto della legge: “quello che non è vietato – ha detto – è consentito, come fanno tutti i partiti”, riferendosi conclusivamente ai finanziamenti al partito da parte di ditte appaltatrici e soggetti di partecipate ed agli emendamenti – nel numero di 40 e non 140 è stato precisato – per finanziare iniziative sul territorio di alcune province siciliane.
Se cercano l’ “Uomo 56” – ha specificato platealmente all’apertura della conferenza stampa – “devono rivolgersi a me e a Danilo Lo Giudice, gli unici che hanno curato la fase dei 40 emendamenti per i contributi al territorio”.
Ora la parola passa alla Procura della Repubblica, che dovrà decidere se iniziare l’azione penale contro tutti i soggetti indicati nella dichiarata querela presentata da Sud Chiama Nord.
(Luigi Politi)
