Sul piede di guerra i dipendenti del Comune di Messina: Cgil, Cisl, Uil, Csa e Silpol stamattina hanno convocato una infuocata assemblea generale che ha riempito il Salone delle Bandiere, segnando una rottura netta con l’Amministrazione comunale. La mobilitazione arriva dopo il mancato accordo sulla proposta sindacale relativa, in particolare, alle ex Progressioni Economiche Orizzontali (PEO) 2023. A far saltare il tavolo è stata una clausola richiesta da Palazzo Zanca, ritenuta inaccettabile dalle organizzazioni.

Il nodo del contendere è chiaro e scuote le fondamenta del dialogo tra le parti: “La proposta definitiva presentata al tavolo per la ex Peo 2023 non ha trovato l’ok da parte dei sindacati nella parte relativa alla richiesta di far sottoscrivere a tutti i dipendenti una liberatoria con la quale s’impegnano a non ricorrere in sede giudiziaria,” recita la nota congiunta dei sindacati. Una richiesta che, secondo le sigle, si configura come una vera e propria “assurdità tecnica/giuridica”, in netto contrasto con le normative e le prerogative sindacali.
L’amministrazione di fatto, chiedendo la rinuncia preventiva alle vie legali, starebbe rimandando l’applicazione della PEO 2023, con conseguente slittamento dell’adeguamento dello stipendio e della corresponsione degli arretrati dovuti da gennaio 2023 a oggi. I sindacati non usano mezzi termini, avvertendo che questo rinvio “comporterà notevoli danni economici e giuridici per i prossimi anni” per l’intera platea dei lavoratori.
L’assemblea, molto partecipata, è stata l’occasione per i lavoratori di ascoltare direttamente dai rappresentanti le ragioni della mobilitazione, in uno scenario di tensione crescente. Oltre alla battaglia sulle PEO, i sindacati hanno voluto rimettere in luce una serie di “annose problematiche” che, a loro dire, restano colpevolmente “chiuse nel cassetto del direttore generale”.
Tra le questioni irrisolte spiccano il Regolamento per il lavoro agile, quello per le progressioni verticali, la gestione dei buoni pasto e, non da ultimo, la mancata istituzione delle ex Posizioni Organizzative (P.O.) e la costituzione del cruciale Fondo 2025. La palla passa ora all’Amministrazione comunale, chiamata a dare una risposta chiara per sbloccare la situazione prima che la protesta si inasprisca ulteriormente.
