La recente nomina di Mykola Bychok a vescovo eparca per gli ucraini greco-cattolici in Australia, Nuova Zelanda e Oceania acquista una risonanza ancora più ampia se considerata sullo sfondo delle complesse dinamiche geopolitiche e delle sottili correnti che potrebbero influenzare un futuro Conclave. Il suo nome, infatti, si profila come una potenziale figura di equilibrio in uno scenario internazionale segnato da tensioni e da dinamiche interreligiose significative.

In un’epoca in cui le ambizioni imperialiste di potenze come la Russia di Putin destano preoccupazione e in cui l’influenza di figure come Trump negli Stati Uniti introduce elementi di incertezza nello scacchiere globale, la scelta del futuro Pontefice assume una rilevanza strategica. Alcuni cardinali, in particolare di area occidentale, potrebbero guardare a un candidato che possa rappresentare un polo di stabilità e di dialogo in un mondo polarizzato.
Mykola Bychok, con le sue radici ucraine e il suo attuale ministero in Oceania, si presenta come un profilo potenzialmente interessante. La sua provenienza da una terra martoriata dall’aggressione russa gli conferisce un’autorevolezza morale nel condannare le ingiustizie e nel promuovere la pace. Ma un ulteriore elemento potrebbe giocare a suo favore: le sue origini nell’Europa orientale potrebbero essere apprezzate anche da ambienti israeliani.
Storicamente, l’Ucraina e altre nazioni dell’Europa orientale hanno rappresentato un importante crocevia di culture e di popoli, con significative comunità ebraiche che hanno lasciato un segno profondo nella storia e nella politica di quei territori. Numerosi politici e figure di spicco israeliane hanno radici in Ucraina e in altre parti dell’Europa orientale, mantenendo spesso un legame culturale e affettivo con le loro terre d’origine.
In un contesto di dialogo interreligioso cruciale per la Santa Sede, la provenienza di Monsignor Bychok potrebbe essere vista come un elemento facilitatore di comprensione e di potenziale avvicinamento con il mondo ebraico. La sua familiarità, seppur indiretta, con una regione che ha segnato la storia di molte famiglie israeliane potrebbe rappresentare un punto di contatto e di sensibilità apprezzato in Vaticano e in Israele.
Pertanto, in un futuro Conclave, il nome di Mykola Bychok potrebbe emergere non solo come argine alle ambizioni imperialiste di alcune potenze, ma anche come un potenziale ponte verso il mondo ebraico, forte di legami storici e culturali radicati nell’Europa orientale. La sua figura, in questo scenario, si carica di una valenza geopolitica e interreligiosa che va oltre il suo attuale ruolo pastorale, proiettandolo in una dimensione inaspettata per le dinamiche future della Chiesa cattolica.
(Domenico Mazza)
