È delle scorse ore la notizia di un nuovo suicidio nella struttura penitenziaria di Via Madia a Barcellona Pozzo di Gotto: un 20enne di nazionalità straniera ha posto fine alla propria vita mentre si trovava in cella di isolamento. È il secondo caso in soli due mesi all’ex Opg, e, al di là della fredda cronaca che si ripete sempre più spesso, resta da capire il perché questa drammatica situazione sia purtroppo in continuo aumento, a Barcellona come in tutta Italia.

Come detto, sono ben 20 i suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno ( nel 2024 si raggiunse la cifra record di 90 ) ed il Garante nazionale delle persone private della libertà personale, torna a lanciare l’allarme, che è il sovraffollamento insieme a vite interrotte dietro sbarre e muri di cinta, drammi individuali e familiari che colpiscono persone ristrette nella libertà personale dallo Stato, in esecuzione di provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
Lo stesso Presidente della Repubblica lo scorso dicembre 2024 sottolineava come l’alto numero di suicidi in carcere “è indice di condizioni inammissibili”, dovendo “il rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti”, essere garantito “anche per chi si trova in carcere”. E torniamo quindi al problema principale: anche chi non si occupa professionalmente di giustizia penale comprende come uno dei nodi centrali del “pianeta giustizia” italiano sia costituito dal problema carcerario, dai suicidi in carcere all’ultima condanna della Corte di Strasburgo nei confronti dell’Italia per trattamenti inumani, fino alla visita pasquale che il compianto Papa Francesco ha effettuato a Regina Coeli poco prima di morire, dopo aver fatto del carcere uno dei temi più ricorrenti ed accorati del suo magistero.
E allora quali le soluzioni? Certamente occorre apportare modifiche/miglioramenti a livello di legislazione sul tema delle carceri a 360 gradi, onde porre un argine ai suicidi sempre più frequenti, poiché la dignità della persona umana va sempre tutelata.



