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Pace, pace, pace: chi guida davvero la fine della guerra in Ucraina?

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Mentre l’Europa resta a guardare, Putin e Trump preparano il terreno per decidere il futuro dell’Ucraina.

A pochi giorni dal fatidico incontro tra i leader di due delle potenze mondiali più influenti del globo, assistiamo a un dibattito politico,sia in Italia che all’estero, che si riempie di dichiarazioni, analisi autoreferenziali , polemiche e supercazzole tra le varie anime della politica italiana e non solo.
Il vertice si terrà in Alaska il 15 agosto, tra Vladimir Putin e Donald Trump che aldilà delle simpatie personali o ideologiche, rappresentano le figure centrali della geopolitica attuale. Non perché sono i più scaltri, ma perché sono le potenze nucleari più forti e gli unici ad avere le leve reali per risolvere la questione.

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Al tavolo non siederà Volodymyr Zelensky, una scelta anche comprensibile sotto molti aspetti, inutile girarci intorno, senza il supporto diretto o indiretto degli USA, qualsiasi trattativa diventa una messa in scena.
Lo si vede dalla magra figura dell’Unione Europea, che dimostra sempre più la sua irrilevanza che tende all’inutilità, più spettatrice che attrice.
In una situazione del genere, probabilmente Zelensky avrebbe portato posizioni rigide, per ragioni di politica interna, per sembrare un leader forte di una potenza forte, cosa che non è. Inutile che ci spappoliamo i fegati, ma la “pace”, tregua, resa o come si vuole chiamare si chiami, passa soprattutto da Putin e dalla situazione sul campo.
La storia insegna che le condizioni sono dettate dal vincitore o come in questo caso, da chi ha un vantaggio strategico militare sul campo di battaglia e non dalla filosofia e dalle belle intenzioni che, probabilmente anche in modo nobile, alcune nazioni, l’Unione Europea in testa e molti partiti vorrebbero far credere.
È anche ovvio che alla fine la pace debba passare per l’Ucraina.
Ovvio che la pace si debba concretizzare con l’Ucraina, ma cosa sarebbe l’Ucraina senza l’appoggio Usa? L’UE sarebbe in grado di sostenere ad oltranza la situazione? Ha eventualmente la forza e gli interessi per entrare direttamente in campo, provocando un allargamento del conflitto che potrebbe provocare una guerra mondiale e nucleare?
Si parla spesso di una “pace giusta”, ma cosa significa concretamente? Si può davvero pensare che la Russia si ritiri dal Dombass o dalla Crimea, restituendo i territori conquistati all’Ucraina?
Lo sanno tutti che una trattativa comporta dei compromessi e in questa fase Zelensky continua a dichiarare che non accetterà cessioni territoriali. Ma se nessuno vuole cedere nulla, di che trattativa parliamo?
Nel frattempo l’Unione Europea continua a fare ciò che le riesce meglio e cioè, annunciare sanzioni. Siamo arrivati al 19° pacchetto. Ma una domanda sorge spontanea: sono veramente servite le sanzioni precedenti? O hanno danneggiato più l’economia europea che quella russa?
Un quadro geopolitico in cui il ruolo dell’Alta rappresentante dell’UE per gli affari esteri, Kaja Kallas, rimane debole e poco incisivo.
Dall’altra parte abbiamo Macron che convoca una videoconferenza tra i “volenterosi”, prevista per il 13 agosto, per coordinarsi ad una riunione (quella del 15 tra Trump e Putin) per la quale non sono stati invitati.
Note anche le parole di Medvedev che ha detto degli europei: “Imbecilli”!
Servono i fatti e nel bene e nel male, l’unico leader occidentale pragmatico è il tanto odiato tycoon.
Da questo punto di vista l’Unione Europea è tanto inutile da restare alla finestra o alla TV, come semplice spettatore. Nel frattempo in Europa si parla solo di armi e resistenza ad oltranza per vincere una guerra, perché vi ricordo che si tratta di una guerra dove muoiono tante persone, da una parte e dall’altra, che in queste condizioni, l’Ucraina con la sola Europa al seguito non può vincere.
Le trattative potrebbero produrre qualche risultato, come potrebbero non farlo, ma sicuramente quest’incontro segna un cambio di passo dopo tre anni di conflitto.
Siano più pragmatici uscendo dalla retorica perché la pace non si costruisce con i proclami.

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