E adesso cosa succede?
Come da aspettative, i quesiti referendari non riescono a raggiungere il fantomatico “quorum” per essere approvati.
Adesso probabilmente la si butterà in “ciaciara”, perché tutti, come sempre, saranno vittoriosi e al contempo gli altri sconfitti. Ma poco c’è da dire perché gli unici che si sono mobilitati per questi referendum sono il Partito democratico e la CGIL di Landini, subendo una sonora sconfitta, come da previsione.

Sarà stato il quesito sulla riduzione dei tempi della cittadinanza a favorire maggiormente l’astensione?
È probabile che sia così, e se così fosse, significherebbe che alcuni partiti sono ben lontani dai sentimenti popolari e questo è un gran danno, sia per tutti i cittadini, sia per i militanti, sia per la politica e anche per i sindacati, che finiranno per rappresentare i soli pensionati.
All’interno del Pd cominicano e deflagrare i petardi, la prima a lanciare è stata Elisabetta Gualmini, che dai suoi profili social attacca duramente la linea di partito: “Aver mobilitato tutto il partito (democratico), tutti i circoli, tutti i dirigenti su un referendum che doveva “correggere gli errori del vecchio Pd” si è rivelato un boomerang. Un referendum politico contro se stessi”.
Referendum politico che ricorda quello di Matteo Renzi che ne ha decretato la disfatta, anche per Elly Schlein sarà la stessa cosa? Lo vedremo più avanti.
La Guelmini strattona un po’ anche Landini: “Aver rotto l’unità sindacale in una rinnovata cinghia di trasmissione con un solo sindacato (Cgil), pur con rispetto, un altro errore. Con quesiti rivolti al passato – conclude la Guelmini – e pochissimo legati alle patologie del mercato del lavoro di oggi. Doveva essere uno sfratto a Meloni. Non pare vada cosi”.
Si aprono scenari interni interessanti nel Pd.
Nel frattempo da parti governative, dove sicuramente festeggeranno, anche se in sordina, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega per l’Attuazione dei programmi di governo, Giambattista Fazzolari (FdI) , sottolinea: “Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita”.
