Ci sono momenti nella storia di una Regione in cui la verità va detta senza infingimenti: la Sicilia sta fallendo l’appuntamento con il PNRR e lo sta facendo nel modo più classico, cioè trasformando un’occasione storica in un monumento all’inefficienza. Non è un destino avverso, né una casualità burocratica: è il risultato di una mala gestio politica che da anni consuma la capacità amministrativa e gestionale dell’isola e oggi mostra la sua nudità in tutta la sua gravità.

Il Presidente della Regione,Renato Schifani, ha richiamato con toni solenni 14 dirigenti generali e 9 assessori regionali, invitandoli a “dare un’accelerata” alla spesa e minacciando revoche e contestazioni. Un gesto tardivo e quasi grottesco, se si considera che da oltre tre anni la Regione dispone di oltre 11 miliardi di euro tra PNRR e fondi complementari, e che a ottobre 2025 appena il 27,9% di queste risorse risulta effettivamente speso, mentre solo il 7% è stato rendicontato a Bruxelles [1]. In altri termini, 510 milioni su quasi due miliardi di risorse dirette sono stati utilizzati: il resto giace intrappolato tra bandi incompleti, burocrazie paralizzate e cantieri mai avviati.
Il Presidente ammonisce i dirigenti ricordando che “la mancata attuazione potrà comportare sanzioni e revoche”. Giusto. Solo che, ai fini del controllo di gestione, sa quasi di autoassolutorio. Un richiamo “in limine temporis” non è esercizio di autorevolezza: è il certificato di un’assenza prolungata.
Il problema, dunque, non è tecnico ma politico. Se gli assessorati non spendono, è perché non hanno ricevuto una direzione chiara né un metodo di lavoro stabile. Se le rendicontazioni non avanzano, è perché la Regione non ha mai costruito una vera cabina di regia, dotata di poteri sostitutivi e di un sistema pubblico di monitoraggio in tempo reale. Tutto è rimasto affidato al caso e alla buona volontà di qualche dirigente isolato.
Non è, purtroppo, la prima volta. Nel ciclo 2007-2013 la Sicilia ha perso 117 milioni di euro di fondi europei, pari al 73% del totale nazionale disimpegnato [2]. È stato il più grave fallimento gestionale registrato in Italia, e avrebbe dovuto segnare una svolta. Nulla è cambiato. Nel ciclo 2014-2020 si è rischiato un nuovo disimpegno, evitato solo grazie a una corsa disperata che ha consentito di certificare 3,8 miliardi di euro entro la chiusura del programma [3]. Si è salvato il salvabile, ma a prezzo di una fatica amministrativa improduttiva.
Oggi la storia si ripete, aggravata dal fatto che il PNRR non ammette proroghe: la Commissione Europea ha stabilito che tutte le opere dovranno essere completate e pagate entro agosto 2026 [4]. Dopo, ogni euro non speso tornerà a Bruxelles. E a quel punto, non serviranno né lettere di richiamo né capri espiatori.
I dati di settore sono impietosi. Nei porti di Siracusa e Gela, i lavori di elettrificazione finanziati con 19,5 milioni di euro dovranno concludersi entro il 30 giugno 2026: l’ultimo giorno utile per non perdere il contributo [5]. Nel settore agricolo, i bandi per la meccanizzazione e per i frantoi – circa 34 milioni di euro complessivi – procedono a passo di lumaca: i beneficiari faticano a reperire i macchinari e la rendicontazione è quasi ferma [6]. Nel comparto acqua e rifiuti, la diga Pietrarossa (82 milioni di euro totali, di cui 60 da PNRR) ha una spesa caricata su ReGiS pari al 67%, ma l’opera non è ancora completata; l’Adduttore Castello ha speso appena il 39% [7]. E nel campo dell’istruzione, il quadro sfiora l’assurdo: in Sicilia solo il 13,7% delle scuole dispone di una mensa, contro il 58% dell’Emilia-Romagna e il 55% della Toscana [8]. Con il PNRR erano stati stanziati 47 milioni per colmare il divario, ma a fine 2025 meno del 37% di tali fondi risulta effettivamente speso o in fase avanzata.
La verità è che la Regione naviga a vista, priva di strategia e di controllo. E quando una macchina amministrativa accumula anni di ritardi e improvvisazione, la colpa non è dei funzionari, ma di chi li nomina. Perché quei dirigenti sono stati scelti e confermati da una politica che da tempo ha smarrito il senso della responsabilità, preferendo logiche di sopravvivenza e scambi di poltrone. È una politica che usa il PNRR come un serbatoio di consenso, non come un motore di sviluppo.
Un governo regionale serio avrebbe fatto tutt’altro. Avrebbe istituito dal 2021 una cabina di regia operativa, con poteri sostitutivi e un sistema pubblico di rendicontazione; avrebbe imposto un metodo uniforme di monitoraggio e controllo, premiando chi rispetta i tempi e sostituendo senza esitazione chi non lo fa. Avrebbe ridotto i passaggi burocratici fra dipartimenti, ministeri e Agea, creando una “corsia veloce” per i progetti comunali e le imprese. Avrebbe scelto la governance, non la propaganda.
E invece, a otto mesi dalla scadenza di giugno 2026, la Sicilia si ritrova con 3.557 progetti da completare e una lettera di richiamo che arriva come un necrologio annunciato. Brandire il bastone della disciplina non serve più: serviva lungimiranza e mano ferma del Governo quando il tempo c’era ancora.
Il PNRR era l’occasione irripetibile per riscattare la Sicilia da decenni di immobilismo, per trasformare la modernizzazione in realtà e non in retorica. Ma chi oggi invoca efficienza, ieri taceva. E chi ora minaccia sanzioni, fino a ieri distribuiva incarichi.
Un governo serio non aspetta di bacchettare quando i buoi sono già scappati dalla stalla. Un governo serio guida, controlla, anticipa. Un governo serio non cerca alibi: si assume la responsabilità politica dei propri fallimenti.
Se l’isola perderà anche questa occasione, la colpa non sarà dei tecnici né dei cronoprogrammi.
Sarà, ancora una volta, della politica che non governa ma sopravvive, che non costruisce ma galleggia, che non serve la Sicilia ma la usa.
E la Sicilia — terra di intelligenza, cultura e dignità — merita infinitamente di più.
Fonti:
[1] ANSA, Sicilia, PNRR: spesa effettiva 27,9%, rendicontazione 7%, 17 ottobre 2025.
[2] Il Sole 24 Ore, Regione Siciliana: disimpegno fondi europei 2007-2013, persi 117 milioni di euro, 2016.
[3] Regione Siciliana – POR FESR 2014-2020, Relazione di chiusura e certificazione spesa 3,8 miliardi, luglio 2025.
[4] Commissione Europea, Recovery and Resilience Facility Regulation, art. 24, scadenza agosto 2026.
[5] Regione Siciliana, Dipartimento Energia, Progetto Elettrificazione Banchine Siracusa e Gela, ottobre 2025.
[6] Dipartimento Agricoltura Regione Siciliana, Misure PNRR Frantoi e Meccanizzazione Agricola, 2025.
[7] Dipartimento Acqua e Rifiuti, Relazione sullo stato di avanzamento Adduttore Castello e Diga Pietrarossa, ottobre 2025.
[8] Cittadinanzattiva, VIII Indagine nazionale sulle mense scolastiche, 2025.
Letterio Grasso (Azione)
