Sfruttati, sottopagati e minacciati. Queste le condizioni degli addetti di una stazione di servizio, con annesso motel per i camionisti in transito, che secondo la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto era gestito dalla Sikelia Oil srl i cui amministratori Maurizio Marchetta e Salvatore Biondo, entrambi 56enni, difesi dagli avvocati Ugo Colonna e Nino Aloisio, si trovano da ieri ai domiciliari con l’accusa di “caporalato”. Gli inquirenti hanno infatti documentato numerosi episodi di sfruttamento nei confronti di nove dipendenti consistenti in un “trattamento retributivo difforme dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali e la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro e ai periodi di riposo”. Da qui il sequestro preventivo di oltre 350mila euro prelevato dai conti della società.
Un’indagine che dopo la coraggiosa denuncia nel 2023 di uno dei dipendenti licenziati è andata avanti anche con intercettazioni telefoniche e ambientali delle Fiamme Gialle.
I due soci da ieri sono entrambi agli arresti domiciliari, l’ordinanza di custodia cautelare l’ha siglata il gip di Barcellona Giuseppe Caristia, che ha accolto le richieste della Procura. Saranno interrogati quanto prima dal gip su questi fatti durati per anni con “un considerevole livello di spregiudicatezza criminale”: sotto la lente la “condizione di disumano sfruttamento, nonostante lo stato di bisogno e le precarie condizioni economiche”.
In più occasioni i dipendenti avrebbero incontrato Marchetta e Biondo manifestando loro le rimostranze e il malcontento soprattutto per le trattenute giustificate da ammanchi di cassa, per non aver ricevuto il pagamento degli straordinari e dei permessi mai goduti. Ma i due amministratori, sostiene l’accusa, “erano soliti rispondere testualmente “se vi piace è cosi. Se non vi piace, siete liberi di andarvene”.
Marchetta, architetto già vice presidente del consiglio comunale in quota An ed iscritto alla massoneria del Longano, è per cosi dire una vecchia conoscenza delle cronache barcellonesi. Passò dall’essere l’enfant prodige della destra barcellonese a dichiarante e poi collaboratore di giustizia con l’operazione antimafia “Sistema” ma non è stato ritenuto attendibile nelle sue dichiarazioni.
“Non corrispondevano a nessuno dei lavoratori – si legge nel capo d’accusa rivolto a lui e a Biondo – le maggiorazioni previste per il lavoro straordinario diurno e notturno, nonostante ciascun dipendente fosse ivi impiegato per più di 45 ore settimanali. Non corrispondevano le maggiorazioni retributive per il lavoro nei giorni festivi, al contempo, alterando i dati contenuti in busta paga. Non corrispondevano alcuni degli emolumenti dovuti e, in particolare, la tredicesima e la quattordicesima mensilità, ovvero, dopo averle regolarmente erogate, ne chiedevano la parziale o integrale restituzione in contanti”.
In qualche circostanza, quando qualcuno provava a chiedere rispetto si sentiva rispondere che non c’erano alternative. Biondo, in particolare, avrebbe ricordato agli operai che poteva sempre licenziarli e sostituirli con la formula self service. Un lavoratore passato dalla Sikelia Oil ha raccontato di avere subito una decurtazione di 50 euro dallo stipendio, dopo essere stato rimproverato per essere andato in bagno durante il turno di lavoro. Nel corso delle indagini è emerso che tanto Marchetta quanto Biondo avrebbero cercato di carpire quali domande l’autorità giudiziaria avesse posto ai dipendenti convocati in caserma e, inoltre, cercato di persuadere il personale a dare risposte utili alla difesa del loro illecito operato .
In qualche caso , quando qualcuno provava a chiedere rispetto si sentiva rispondere che non c’erano alternative. Biondo, in particolare, avrebbe ricordato agli operai che poteva sempre licenziarli e sostituirli con la formula self service. Un lavoratore passato dalla Sikelia Oil ha raccontato di avere subito una decurtazione di 50 euro dallo stipendio, dopo essere stato rimproverato per essere andato in bagno durante il turno di lavoro. Nel corso delle indagini è emerso che tanto Marchetta quanto Biondo avrebbero cercato di carpire quali domande l’autorità giudiziaria avesse posto ai dipendenti convocati in caserma e, inoltre, cercato di persuadere il personale a dare risposte utili alla difesa del loro operato.
(Giovanni Luca Perrone)



