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Ti racconto la musica: Pink Floyd – prima parte

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Storico gruppo inglese, di Cambridge che a via di ascoltarli anche a me è venuto l’accento di Cambridge quando parlo in inglese col mio amico Tommy from Sweden, sono la storia della musica internazionale, e sono in ottima compagnia vista l’epoca in cui nascono e si muovono.

Diciamo che dal 1964 fino al 1969 c’è stato un po’ di movimento in ambito musicale, in particolar modo in Inghilterra, ma la cosa strepitosa di quell’epoca è che ogni novità, era nuova davvero! Sono nati infatti tanti generi musicali e tantissimi gruppi storici in quegli anni tutti con sonorità innovative, dallo stile di vita iconico e dalla notorietà planetaria.

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Oggi vi parlo dei Pink Floyd, sicuramente tra i miei preferiti, ma suonandoli per anni nei locali dell’hinterland, ho avuto modo di respirare il bene che la gente vuole a sta band…. Forse per molti sono stati la colonna sonora di anni spensierati, dove si giochicchiava con le prime cannette, o le prime storielle sessuo/sentimentali all’università, gite con amici, viaggi in macchina, ognuno ha un suo personale rapporto con i Pink Floyd per lo più determinato da ricordi piacevoli.

È l’unica band per la quale musicisti e ascoltatori dei più disparati generi hanno vero rispetto, ho visto il metallaro più incallito e gonfio di birra, accanto al colto e spocchioso jazzman, o accanto al discotecaro da sabato a Taormina, godere della musica dei Pink Floyd e parlarne con rispetto, magari citando proprio un episodio della propria vita in cui loro erano la colonna sonora. Questo è il lavoro della vera arte, arrivare a tutti, farsi strada nei cuori e nelle menti, e spingere la gente a parlarne o a raccontar episodi.

Ma occupiamoci di chi non li conosce, perché magari attraverso il racconto dei protagonisti qualcuno potrebbe appassionarsi ed andare ad ascoltarli. Possiamo dividere “l’impero Floydiano” in tre grandi epoche, ed in questa puntata parleremo del primo periodo, l’era Syd Barrett. Questi 4 studenti di architettura ed arte, amici e colleghi di università, appassionati di musica e di rock’n’roll mettono in piedi questa band capitanati dal solido e pragmatico bassista Roger Waters in veste di luogotenente del ben più carismatico Syd Barrett alla chitarra, già noto negli ambienti universitari per le sue stravaganze e sperimentazioni in ambito artistico, ma anche lisergico.

Era l’epoca delle droghe psichedeliche, dei vestiti colorati del tumulto, delle riviste underground, dei minuscoli e fumosissimi localini di Londra dove ogni sera si esibivano band che di li a poco avrebbero sfondato, e Syd Barret era uno straordinario autore di testi e giri di chitarra, circolava voce che quando serviva il testo per qualche brano lui si sedeva in un angolo ed in 5 minuti scriveva un piccolo capolavoro di letteratura e poesia inglese, materia di cui tutti e 4 erano appassionati.

Ma il mito dei Pink Floyd iniziò grazie alla loro voglia di includere nelle loro esibizioni dal vivo uno spettacolo di luci e diapositive liquide, vestendosi di bianco e facendosi proiettare addosso questi colori liquidi, e producendo musica ipnotica e a tratti rumoristica fatta di suoni non convenzionali come lo sfregamento di oggetti vari sugli strumenti musicali con effetti che riempivano la sala con volume assordante rendendo il viaggio, sotto effetto di narcotici dei vari partecipanti, incredibilmente intenso e spesso scioccante.

Il primo album The Piper At The Gates Down, racchiude questo sound tutto nuovo, il successo stava per arrivare, mentre Syd Barret, il front man, andava in direzione opposta. Gli artisti sono così, spesso odiano il successo e lo star system e si isolano; Barrett iniziò ad assumere quantitativi di LSD sempre più esagerati, che se da un lato alimentavano la sua creatività, dall’altro ne laceravano l’affidabilità per le sempre più numerose esibizioni dal vivo.

In un noto show inglese Syd se ne stette impalato senza muovere un dito muto davanti al microfono con la chitarra, in un’altra occasione nei camerini macinò tante pillole di Roipnol impastandole  con acqua e creme per poi spalmare il tutto sui capelli a mo di gel, una volta in scena il calore dei riflettori sciolse questo impiastro che gli scolò sulla faccia ed il pubblico inorridì perché sembrava che si stesse sciogliendo il suo viso!

Gli altri della band,affascinati dal successo e dai soldi chiamarono il chitarrista David Gilmour, anch’egli amico di Syd, per supportarlo e qualche volta per sostituirlo, fin quando una sera partirono col furgone alla volta di un Live, e dimenticarono di passare a prendere Syd da casa, ma non tornarono indietro… finisce così l’era Syd Barret.

(Christian Milone)

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