La seconda era Pink Floyd, comincia proprio con l’abbandono del gruppo da parte di Syd Barret, non prima d’aver inciso e composto qualche brano del secondo album, ed in seguito abbandonatosi totalmente all’isolamento,all’abuso di allucinogeni ed alla frequentazione di gente “brutta e monella”, poco male, il nuovo chitarrista, David Gilmour, oltre ad essere un chitarrista eccezionale, è anche un cantante strepitoso, di bell’aspetto che non guasta mai e con idee nuove che per il periodo compreso tra il 69 ed il 72 furono di grande aiuto ad una band che ormai si vedeva navigare alla deriva, senza il genio compositivo e carismatico di Barret.


L’ormai proverbiale ricerca tecnologica ed artistico/intrattenitiva della band unita ai nuovi pragmatismi blues di Gilmour, ed un sempre più crescente movimento Hippy hanno fatto si che la band producesse una musica molto ambient, molto rurale e campestre con diversi effetti sonori registrati dalla natura e dalla vita di tutti i giorni che con il sempre più crescente uso di sostanze psichedeliche, prometteva al pubblico esperienze live di prim’ordine o viaggi interminabili nell’intimità di fumosissimi appartamenti muniti di giradischi.

In quest’epoca di ricerca, reinvenzione di se stessi, sperimentazione elettronica, nasce l’era “Roger Waters”, l’epoca che ha consacrato i Pink Floyd ponendoli in cima al mondo e sulle vette più alte della musica d’ogni tempo, una decade clamorosa, fatta di album storici, sospinti anche da copertine iconiche, opere fotografiche del maestro Storm Thorgherson, o grafico/fumettistiche dell’altro maestrissimo Gerald Scarfe, che ognuno di noi ricorda….facciamo un giochino, se dico “la Mucca”?? “il Triangolo”?? “il Muro” sicuramente molti di voi capiscono al volo di che parlo. Roger Waters è una figura molto forte, le sue doti di architetto/designer lo fanno approcciare al percorso della band in maniera schematica, programmata e con una ricerca ossessiva della perfezione e della spettacolarizzazione, disegnando egli stesso i palchi e le scenografie; cito l’episodio in cui nel ‘71 durante le note di un brano, veniva innescato un meccanismo ad aria compressa che gonfiava una piovra gigante, nascosta in un laghetto artificiale del parco che ospitava il concerto, questa piovra gonfiandosi lentamente, dava l’idea di star fuoriuscendo dal laghetto impressionando gli spettatori, e generando una morìa di pesci che salirono a galla stecchiti! Erano gli anni di Ummagumma, di Atom Hearth Mother, di Meddle, il suono dei Pink Floyd si stava raffinando e stava andando verso il progressive con atmosfere decadenti, grandi echi e grandi ambienti, musica troppo “strumentale” che non permetteva ancora di fare il grande salto in classifica.

Apro una parentesi per sottolineare che nel ‘71/’72 viene svolto un concerto senza pubblico nell’arena del teatro antico di Pompei che diventerà storico. La band inizia a lavorare sul nuovo materiale…Roger Waters ben saldo alle redini del comando, ed ormai abile padrone delle tecniche di registrazione, si dedica con più impegno ai testi dei brani, e da grande appassionato di letteratura inglese, produce una serie di liriche che descrivono la società dell’epoca, ma con una potenza tale da poter essere ancora oggi attuali. L’album The Dark Side Of The Moon esplode, proiettando la band nell’olimpo delle vendite mondiali e della fama internazionale, vi basti pensare che fino a qualche anno fa era ancora nelle classifiche, e nella storia risulta essere fra i 10 dischi più venduti di tutti i tempi. La band mette insieme una paletta di suoni, effetti come il battito cardiaco, le meravigliose linee vocali di Gilmour e Wright, l’abuso dei sintetizzatori, la canzone della donna che urla che sentite sempre nella sigla di “Effetto Notte” su Iris, sassofoni, aereoplani che si schiantano e compagnia cantando, i Pink Floyd al loro meglio, se dovessi consigliare un disco per ascoltarli la prima volta, non esiterei un attimo a scegliere questo. Il missaggio dell’album è stato curato dal grandissimo artista Alan Parson che ci ha vinto diversi Grammy e gli spettacoli di luci, colori, costumi, ghiaccio secco e video proiezioni, diventano il marchio di fabbrica della band e crescono come cresceva la fama ed il numero degli spettatori. Tutto ciò richiese di doversi esibire in grandissime arene o stadi.

Sulla scia del successo di The Dark Side etc etc, i Floyd, ormai svuotati dalle estenuanti tourneè si chiudono in studio forzatamente e producono un altro capolavoro ma di minor successo Wish You Where Here, con brani iconici come la title track o come Shin On You Crazy Diamond, dedicata all’amico Syd Barret, che si presentò un giorno in studio durante le sessions con capelli e sopracciglia rasati e con diverse decine di chili in più tale che non lo riconobbero immediatamente, e successivamente quando Roger gli chiese “Syd, ma che hai fatto” lui rispose “avevo un frigo pieno di braciole e le ho mangiate tutte”. Fu un duro colpo al cuore per Roger che abbattuto per le sorti dell’amico Syd, e stressato dall’attività live, comincia a sviluppare un forte odio per l’umanità, si chiude sempre più in se stesso, compone un album quasi interamente da solo e pretende di inciderlo in un ex bunker militare adibito a studio, per conferire al sound il senso di occlusione ed alienazione, l’album è Animals, in cui divide l’umanità in tre specie animali, cani, maiali e pecore di Orwelliana memoria.

Durante i lives inizia ad utilizzare la cuffia per isolarsi dal resto della band e dal pubblico che, a causa dell’enormità delle arene, diventava sempre più rumoroso fin quando durante una tappa a Toronto, un fan esagitato urlava e strepitava per tutta l’esibizione infastidendo Roger che chiamandolo a bordo palco gli sputò in faccia, da quel singolo episodio nacque l’idea di un muro che avrebbe potuto separare l’artista dal resto dal pubblico o persino dal resto del mondo. I rapporti fra lui ed la band erano tesi e la casa discografica pretendeva nuovo materiale, Roger si presentò in studio, con ben tre album quasi completi: The Wall, The Final Cut e The Pros And Cons Of Hitchiking chiedendo loro di sceglierne uno. Nasce così nel 1979 il disco probabilmente più popolare dopo The Dark Side etc etc ovvero The Wall, un doppio album autobiografico che narra tutti gli episodi di vita del personaggio “Pinkie” che lo hanno portato ad isolarsi, ed ogni episodio, il cattivo maestro di scuola, la mamma molto protettiva, la morte in guerra del padre, l’abbandono della moglie, la fama, i fans, diventa un mattone che va a comporre il muro dietro il quale Pinkie (Roger Waters) si va a rifugiare. Un imponente spettacolo dal vivo seguirà le vendite dell’album, la band sul palco raddoppia di numero, proiezioni animate molto crude e violente, pupazzi giganti e la costruzione di un muro enorme posando un mattone per volta che verrà abbattuto sul finale. I Costi di realizzazione mandarono quasi in banca rotta la band. Ma nonostante le vendite fossero al top, le tensioni erano tali che Rick Whright prima sparì, poi ricomparve, e poi fu fatto fuori dal nuovo album, Nick Mason, fu sostituito in diverse registrazioni, ed il nuovo materiale per The Final Cut, era quasi tutta roba di Waters già scritta. Era il 1983 e fu quello il canto del cigno, addirittura un altro album che parla di se stesso e della guerra, ci hai stufato Roger, e Roger si era stufato della band e propose un lungo periodo di pausa e riorganizzazione se non, addirittura, la definitiva pietra tombale sull’intero progetto “Pink Floyd”. Gli altri membri non furono d’accordo, vollero continuare e Roger li benedisse con un lapidario “non ce la farete mai senza di me” commettendo un gigantesco errore di valutazione…. Nasce così la terza era, l’era di David Gilmour.
(Christian Milone)




