Oltre a parlarvi delle nuove uscite, noi di Sicilia Tabloid, con questo appuntamento che potrebbe diventare anche seriale, cercheremo di raccontarvi degli “imperdibili” senza tempo, dei film che proprio non possono mancare nel nostro background culturale e sensoriale, e magari attraverso il racconto si potrebbe incuriosire il lettore e spingerlo alla visione in un epoca sufficientemente automatizzata, dove ti accorgi di qualcosa solo se ti arriva tramite app….totalmente svanita la voglia ed il bisogno di scoperta e ricerca, esiste solo il consumo istantaneo.

Capolavoro senza tempo del regista John Milius esaltato dalle musiche di Basil Poledouris e dalle immagini di Bruce Surtees. Si potrebbe pensare ad un film sul surf e dire “ma a me non me ne passa manco per l’anticamera!” …ed invece no! Il film usa il concetto del surf come veicolo e scenario per parlarci dei difficili passaggi di età, dell’avanzare della vita e tutti i suoi cambiamenti, sia fisici che nei rapporti, con amicizie che finiscono, poi riprendono, poi la guerra, la morte ed il ricordo di quegli anni spensierati che si allontana fin quasi svanire ma con una piccola e rassicurante lucina negli occhi scaturita dall’accettazione del nuovo che avanza. In poche parole si chiama “Magone” !
Quello che proverete dall’inizio alla fine è puro e semplice magone, nodo alla gola, malinconia mentre sarete inondati da immagini di una sontuosità con pochi pari,delle musiche cucite ad ogni singolo fotogramma che aizzeranno il vostro cuore con sbalzi repentini e tranquilli rallentamenti.
Matt, Jack e Leroy sono tre amici spensierati che nei primi anni ‘60 spadroneggiano sulla tavola da surf cavalcando onde che se fossero state così anche da noi, altro che lungomare di marchesana e spinesante ponti mela e pera…sarebbe sprofondata mezza provincia grazie ai gloriosi progetti di certi nostri ingegneri laureati con regalini al rettore ed assegnati agli appalti solo dopo aver baciato l’anello giusto. Le immagini sono un piacere per gli occhi, un dipinto sull’america degli anni 60 rappresentata centinaia di volte al cinema, una panoramica incredibile sulle spiagge della california e del messico, festini con la classica pinta di birra gigante, risse, pomiciate ed una cartolina militare che arriva proprio sul più bello, quando finalmente le storie d’amore sbocciano e le amicizie si consolidano….ma è il vietnam, e si sa il vietnam ha ucciso, ed è rimasto per sempre negli occhi di chi c’è stato e può raccontarlo, gravidanze in età troppo giovane, alcolismo, i tempi cambiano, qualcuno è morto, ma Jack, Matt e Leroy dopo essersi persi di vista mantengono la promessa fattasi anni prima, cioè di incontrarsi nuovamente il giorno della grande mareggiata del ‘74.
Ormai fin troppo cresciuti e praticamente scomparsi dalla scena del surf californiano, si presentano in spiaggia con le loro tavole obsolete e vissute e fissando quegli enormi muri d’acqua, fotografati e ripresi dal maestro e comparissimo Bruce Surtees, li affrontano insieme facendosi forza della loro amicizia e solcando la sabbia ad ampie falcate come in un duello western, si fiondano in acqua uno alla volta, ed è proprio li che assisteremo a qualcosa di unico nel cinema,una potenza di immagini, musica ed emozioni che non vi abbandonerà mai più, per tutto il film avrete uno strano nodo alla gola, ed in questo duello finale tra uomo e natura sussulterete e tiferete per Matt che è il più talentuoso dei tre e che ne uscirà con un po di ossa rotte, ma sufficientemente in forze per assestarvi l’ultimo pugno di magone allo stomaco quando finalmente accetterà il cambio generazionale, regalando la sua tavola ad un giovincello presente a quest’impresa, probabilmente smettendo definitivamente col surf.
I film detti “senza tempo” come anche in musica, sono quelli non facilmente collocabili in un epoca, talmente fatti bene e curati, che lo puoi guardare nel ‘78 o nel 2065, e funzionerà sempre alla stessa maniera, non dandoti l’impressione di vecchio e datato, come il Padrino, lo Squalo e tanti tanti altri, li vedi e non pensi “cos’è sto vecchiume? Mi annoia”…niente affatto,se non fosse ambientato negli anni 60 perché così vuole la storia,potrebbe tranquillamente parlare della nostra epoca,perchè i passaggi di età ed il cambiamento esistono ancora oggi, ed il messaggio che questo capolavoro ci lascia è di pace, accettazione, quasi rassicurazione, per cui guardatelo, magari guarite da qualche psicosi !!
(Christian Milone)
