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Un’appendice biografica sulla famiglia Craxi a 25 anni dalla morte di Bettino 

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Negli ultimi anni si è spesso discusso sulle origini della famiglia di Bettino Craxi. Grande fortuna tra il pubblico ha avuto l’ormai appurata origine di San Fratello, comune dei Nebrodi, in provincia di Messina.Tuttavia, si tratta di una “semiverità”. Vittorio Craxi, il padre di Bettino, era infatti messinese, nativo proprio di Messina e solamente in tarda età visitò il paese nebroideo.

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Vittorio Giovanni Benedetto Craxi nacque a Messina in Via degli Antoni, il 15 luglio 1906, arteria stradale tutt’ora esistente nei pressi dell’attuale Viale Boccetta. Il padre di Vittorio era Benedetto (1867-1909), nativo di San Fratello. Intellettuale legato alle tradizioni risorgimentali, egli svolse gran parte della sua vita professionale lontano dai Nebrodi.

 

Frequentò diciottenne la Facoltà di Lettere a Messina prima che questa venisse chiusa e sostituita con il Magistero. Dopo la laurea fu abilitato all’insegnamento di greco e latino nei licei. Dapprima prestò servizio a Castroreale, dove visse con il padre vedovo, e in seguito al Liceo Maurolico di Messina. Nella città peloritana conobbe Ildegonda Testerini, nativa di Cagliari ma di lontane origini toscane, figlia di un medico che a Messina svolgeva anche l’attività di docente universitario.

 

Ildegonda era molto conosciuta in città poiché aveva fondato, e diresse, l’Asilo Garibaldi, una delle prima scuole montessoriane d’Italia. Benedetto e Ildegonda erano inoltre conosciuti per le prestigiose frequentazioni culturali con Giovanni Pascoli e Gaetano Salvemini, allora docenti nell’Ateneo messinese.

 

Secondo una consolidata ricerca storica, Benedetto Craxi morì vittima del terremoto del 1908, sotto le macerie della propria abitazione. Anche questa è una “semiverità”. Infatti, come si evince dalle ricerche dei registri dei profughi terremotati, Benedetto risultava nel 1909 a Catania presso l’abitazione di un amico, tale Stella, insieme alla sua famiglia. È molto probabile, quindi, che morì poco dopo nel capoluogo etneo, pochi mesi dopo il sisma, una circostanza che influì sui dati del decesso.

 

Dopo il terremoto la famiglia visse ancora a Messina ma in seguito si spostò definitivamente al Centronord Italia. Ildegonda tornò in Toscana con la figlia mentre Vittorio, dopo la laurea in giurisprudenza conseguita con il massimo dei voti nella Facoltà di Giurisprudenza di Messina, decise di proseguire l’attività forense a Milano. Antifascista socialista, negli anni della Seconda guerra mondiale, Vittorio fu uno dei principali organizzatori delle attività clandestine degli antifascisti.

 

Negli anni della occupazione nazi-fascista, partecipò attivamente alla lotta clandestina, divenne membro dell’esecutivo lombardo del partito socialista e stabilì il quartier generale della sua formazione presso il suo ufficio di Via Podgora 15 a Milano. Qui si incontravano per agire Sandro e Carla Pertini, Lelio Basso, Antonio Greppi, Samuele Polistina ed altri importanti membri della lotta antifascista. A seguito della liberazione della Lombardia, fu nominato prefetto di Como ma decise di mettere da parte l’attività politica in prima persona.

 

Sarà il figlio Benedetto, chiamato così in ricordo del padre, ad ereditare la passione socialista del padre e proseguire la tradizione di famiglia con risultati che lo vedranno al vertice del PSI dal luglio del 1976 e poi presidente del governo italiano dal 1983 al 1987.

(Domenico Mazza)

 

 

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