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Uscita un’Antologia Poetica del Prof. Domenico Catalfamo 

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Il Prof. Domenico Catalfamo è ben noto negli ambienti cittadini in quanto è stato per lunghi anni docente di Italiano e Latino nei Licei. Ma la sua notorietà spazia al di là del contesto scolastico e si espande ben oltre i confini della città del Longano. Egli è stato presente sin dagli anni giovanili nel panorama culturale e letterario nazionale con una posizione di rilievo ed ha ricoperto numerosi incarichi politico-amministrativi.

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Come momento culminante di questo notevole impegno artistico e civile vede ora la luce una corposa antologia di versi che raccoglie un’accurata selezione di poesie scritte nell’arco di tutta la vita. Il titolo è «Le parole e il tempo». Il volume, curato nei dettagli anche dal punto di vista grafico, è pubblicato dalla prestigiosa casa editrice Pendragon di Bologna, nata diversi anni fa sotto gli auspici di un grande intellettuale, Roberto Roversi, uno degli scrittori più importanti della Letteratura italiana del Novecento, menzionato in tutti i più autorevoli manuali scolastici e negli studi critici di maggior rilievo, per la sua poliedrica attività artistica, che spazia dalla poesia al romanzo, al teatro, al giornalismo, con la direzione di quotidiani della sinistra italiana che hanno segnato un’epoca, alla fondazione di riviste, come la mitica «Officina», da lui diretta assieme a Pier Paolo Pasolini, suo compagno di studi, e a Francesco Leonetti.

Il libro può essere prenotato, al prezzo di copertina di 14 euro, presso la Libreria Gutenberg di Barcellona P.G. e sarà consegnato ai richiedenti il giorno dopo. Ma procediamo con ordine, partendo da alcuni dati biografici essenziali, che solo in parte rendono l’idea dell’ampio e qualificato impegno del Nostro.

Domenico Catalfamo nasce, il 23 dicembre 1937, a Bafìa, frazione del Comune di Castroreale. Bafìa è un borgo rurale abitato da pastori e da contadini, che discendono da coloni greci anch’essi dediti all’allevamento del bestiame e alla concia e alla tintura delle pelli (da qui il nome, che deriva dal greco «baféus», che significa, per l’appunto, «tintore»). Sin da giovanissimo inizia ad occuparsi di politica. È ancora uno studente ginnasiale a Castroreale quando presenta in un comizio di piazza, organizzato a Bafìa dal Partito comunista italiano, l’onorevole Pierino Mondello. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, apre la Camera del Lavoro e la sezione comunista, che raccolgono subito il consenso di numerosi lavoratori bafiesi, che affollano le riunioni politico-sindacali, che si protraggono fino a notte alta.

Trasferitosi come studente liceale a Barcellona Pozzo di Gotto, affianca all’impegno nella sua frazione d’origine quello nella città del Longano, ove ricopre la carica di segretario della sezione comunista «Palmiro Togliatti», a partire dal 1958, e la carica di consigliere comunale, dal 1960 al 1962 (nella foto). Nel 1963 viene candidato dal partito alle elezioni regionali, ottenendo una significativa affermazione personale, con oltre 5.500 preferenze. Tiene comizi che sono passati alla storia del  movimento operaio  siciliano, per  la mole della partecipazione, organizza importanti assemblee sindacali, rivolte al mondo contadino (nella foto, primo da destra, al tavolo della presidenza in una riunione di coloni. Al centro, con gli occhiali, l’onorevole Emanuele Tuccari, insigne giurista e docente universitario di materie pubblicistiche, fra cui Diritto regionale, di cui è stato uno dei fondatori riconosciuti).

Per un decennio ricopre un ruolo di primo piano nella sezione comunista di Barcellona P.G. e nel Comitato federale del Pci. Continua a coniugare impegno politico nella città del Longano e a Castroreale, ove viene eletto consigliere comunale di minoranza, dal 1962 al 1968, e, successivamente, assessore alla Cultura e vice-sindaco, dal 1968 al 1987, anno in cui non ripresenta la sua candidatura, ritirandosi dalla politica attiva, ma rimanendo fedele alla sua ideologia, fortemente influenzata dal pensiero di Antonio Gramsci. Per lunghi anni è stato dirigente sindacale della C.G.I.L. e dell’Alleanza dei contadini. È stato, inoltre, consigliere della Comunità montana, dando un apprezzato contributo alla redazione dello Statuto costitutivo.

Quanto   all’impegno   culturale   e   letterario,   dopo   la   laurea   in   Lettere   moderne all’Università di Messina, con una tesi in Storia, discussa con il professore Rosario Villari, sul pensiero economico dell’illuminista napoletano Giuseppe Palmieri, ha fatto parte, auspice Nino Pino Balotta, seppur con una posizione originale, del movimento letterario «Realismo lirico», raccolto intorno all’omonima rivista, pubblicata dalla prestigiosa casa editrice Ceschina di Firenze, e al poeta e giornalista Aldo Capasso. Ha pubblicato poesie e articoli di critica sulla suddetta rivista, su «Artestampa», edita da Sabatelli Liguria, anch’essa legata a Capasso, e su «Zootecnica e Vita», rivista accademica nata, per iniziativa dello stesso Pino Balotta, all’insegna del superamento della barriera preclusiva creata nella tradizione culturale italiana, d’impronta crociana, per separare artificialmente sapere umanistico e sapere scientifico.

Vede ora la luce questo volume antologico di poesie che risponde ad un progetto delineato dallo stesso autore, il quale ha raccolto in un quaderno scritto a mano una selezione delle poesie composte in vari periodi della sua vita, divise in tre sezioni, che corrispondono rispettivamente   al periodo di ritorno della vena poetica nella fase del pensionamento (1998-1999), al periodo giovanile (1957-1960), e, infine, alla fase che comprende gli anni  2000-2001, nei quali il poeta ritiene di dover prendere commiato dalla poesia e dalle persone care, cessando di scrivere versi, probabilmente perché pensa di aver detto tutto quello che aveva da dire.

Domenico Catalfamo appartiene a quella vasta schiera di intellettuali del Sud che, lungo la scia segnata da Gramsci, hanno coniugato, nel secondo dopoguerra, impegno civile ed impegno culturale, per trasformare la «questione meridionale» in «questione nazionale» e realizzare un mutamento radicale dell’intero Paese in senso socialista. Come Rocco Scotellaro, «sindaco-poeta» di Tricarico, egli offre al lettore una visione realistica del mondo contadino, basata sul rapporto dialettico tra passato, presente e futuro, nella quale l’angoscia esistenziale convive con la fiducia nel cambiamento. È questa la «dialettica dei tre presenti» di cui parla Concetto Marchesi. Elemento essenziale di questo rapporto dialettico è il dolore, che, al pari del Leopardi, viene proposto come elemento conoscitivo che, determinando consapevolezza, spinge all’azione.

Come Scotellaro, Domenico Catalfamo è un intellettuale che proviene dalla classe lavoratrice e realizza un rapporto di «organicità» con i partiti della sinistra, che ha un duplice aspetto: politico-organizzativo, da un lato, e culturale e letterario, dall’altro. Secondo i racconti della madre, Francesca Armento, Rocco Scotellaro, nei momenti di stanchezza,   si   rifugiava   nella   vigna   di   famiglia,   ove,   attraverso   un   processo   di concretizzazione ed inveramento del «mito», entrava in contatto con gli antenati.

Anche Domenico Catalfamo (nelle foto immerso in una vigna e a dorso d’asino, come Scotellaro) realizza nella propria vita e nella propria poesia una sintesi originale tra passato e presente, tra mito (greco) e realtà, riproducendo quell’unità inscindibile tra componente umana, componente animale, componente animale, che, secondo Carlo Levi, distingue il mondo contadino da quello industrializzato

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