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È finita la tregua tra Israele e Hamas a Gaza

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Riprendono i bombardamenti e cresce il bilancio delle vittime

Dopo un periodo di relativa calma, la tregua tra Israele e Hamas sulla Striscia di Gaza è ufficialmente terminata, dando il via a una nuova fase di conflitto. Nelle prime ore del mattino, l’esercito israeliano ha lanciato una serie di attacchi aerei su vasta scala, colpendo diverse località, tra cui Gaza City, Deir al-Balah, Khan Yunis e Rafah. Il bilancio delle vittime è drammatico, con oltre 330 morti confermati, inclusi numerosi bambini, e centinaia di feriti.

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Secondo il governo israeliano, la decisione di riprendere le operazioni militari è stata presa a causa del mancato rispetto degli accordi da parte di Hamas, in particolare la mancata liberazione degli ostaggi israeliani ancora detenuti. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “Israele continuerà a colpire finché tutti gli ostaggi non saranno liberati e Hamas non sarà neutralizzato”. D’altro canto, Hamas ha accusato Israele di aver violato gli accordi preesistenti, utilizzando la tregua come un’opportunità per riorganizzarsi militarmente e pianificare nuove operazioni. Il gruppo ha promesso di rispondere agli attacchi con intensificati lanci di razzi verso il territorio israeliano.

La ripresa delle ostilità ha suscitato una forte reazione da parte della comunità internazionale. Le Nazioni Unite hanno espresso profonda preoccupazione per l’escalation del conflitto e hanno invitato entrambe le parti a tornare al tavolo delle trattative. Diversi governi, tra cui quelli di Francia e Germania, hanno condannato i bombardamenti israeliani e chiesto un immediato cessate il fuoco per garantire l’accesso agli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. L’Iran, alleato storico di Hamas, ha definito l’azione israeliana “una continuazione del genocidio e della pulizia etnica nei territori palestinesi”, attribuendo agli Stati Uniti una “responsabilità diretta” per l’attacco. Anche la Russia ha criticato l’uso della forza da parte di Israele, mentre gli Stati Uniti hanno ribadito il loro sostegno a Tel Aviv, pur sollecitando una soluzione diplomatica al conflitto.

La situazione nella Striscia di Gaza si sta rapidamente deteriorando. Gli ospedali sono sovraffollati e le scorte di medicinali e attrezzature mediche stanno esaurendosi. L’accesso agli aiuti umanitari è sempre più difficile a causa dell’intensità dei bombardamenti, e migliaia di civili stanno cercando rifugio in zone ritenute più sicure. Le organizzazioni umanitarie hanno lanciato un appello urgente per la raccolta di fondi e forniture mediche, evidenziando la necessità di sangue e di cure per i numerosi feriti. La ripresa delle ostilità solleva inoltre timori per una possibile escalation del conflitto che potrebbe coinvolgere altri attori regionali e portare a un ulteriore aumento delle vittime civili.

Gli analisti temono che il conflitto possa estendersi ulteriormente, con un possibile intervento di Hezbollah dal Libano o altre milizie filo-iraniane. La diplomazia internazionale è al lavoro per cercare di ripristinare un cessate il fuoco, ma le possibilità di una tregua duratura sembrano al momento molto ridotte. Nel frattempo, la popolazione di Gaza continua a pagare il prezzo più alto, tra la paura dei bombardamenti e la crescente difficoltà di reperire cibo, acqua e assistenza sanitaria. La speranza è che la comunità internazionale riesca a intervenire per fermare l’escalation e trovare una soluzione che possa garantire stabilità e sicurezza a entrambe le parti in conflitto.

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