A più di vent’anni dall’introduzione dell’euro, tra promesse di crescita e realtà economiche, l’Italia si confronta con le conseguenze di una scelta che ha trasformato il portafoglio delle famiglie e l’economia nazionale. Chi ha davvero vinto e chi ha perso nell’Eurozona?
Ricordate la lira degli anni che precedevano l’euro? Quei bei bigliettoni da mille con Maria Montessori, le banconote blu da diecimila con Alessandro Volta o quelle cinque mila lire che si trasformavano magicamente in una pizza e una birra.


Nel 2002 nasce la moneta unica per gran parte degli Stati dell’Unione Europea. In Italia questo cambiamento è stato visto come un fatto positivo dalla stragrande maggioranza degli italiani. Era nato il sogno di unire gli stati europei attraverso una moneta unica, con le prospettive e il miraggio di portare ricchezza economica, stabilità monetaria e competitività sui mercati internazionali.
Ma tutto questo è avvenuto? Veramente gli Stati europei, in particolare l’Italia, hanno avuto questi
vantaggi?
Oggi, a più di vent’anni dall’adozione di questa moneta, sono molti gli italiani convinti che il prezzo pagato da questa unione monetaria è stato, ed è ancora, molto salato, rimpiangendo “l’ei fu lira”
Il tema della lira, ovvero del ritorno a quella che era la nostra moneta che rappresentava la nostra nazione è sempre stato al centro delle discussioni. Gli esperti hanno sempre cercato di capire le conseguenze che questo passaggio ha portato sull’economia nazionale e soprattutto sull’economia delle famiglie, ovvero sul portafoglio degli italiani. italiani che lamentano continuamente, e probabilmente a ragione, della perdita del potere d’acquisto e dell’aumento del costo della vita.

L’introduzione dell’euro avviene in un periodo in cui Prodi era Commissario Europeo per l’Italia. Prodi tentò di convertire la lira con un tasso di cambio vantaggioso per l’economia italiana, fissandolo al tasso di 1936,27 lire, cambio che tutti gli italiani che hanno subìto il passaggio si ricordano e si ricorderanno per molto tempo.
Ma il tasso di cambio porterà veramente vantaggi all’economia e alle famiglie italiane?
Iconica la frase che pronuncio Romano Prodi, “Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando
come se lavorassimo un giorno di più”. Mai alcuna altra frase fu più nefasta per la politica economica italiana.

Il tasso di cambio fisso fu ben presto un grosso problema. Tutti i prezzi dei beni di consumo, sembravano raddoppiare. Ricordiamo bene che siamo passati da pagare un caffè mille lire a pagarlo 1 euro, che praticamente era quasi il doppio. Gli italiani probabilmente all’inizio non se ne resero conto, anche perché utilizzavano le monete dando impressione di pagare poco, ma questa situazione provocò un’inflazione quasi nascosta .
Chi ha guadagnato dalla moneta unica? L’Italia ha perso o guadagnato?
Negli anni sono stati molti gli studi che hanno analizzato questo fenomeno e che hanno valutato quali paesi europei ne hanno beneficiato migliorando la situazione economica. Allo stesso tempo sono stati studiati anche i paesi che hanno peggiorato la propria situazione economica e ovviamente, l’Italia, manco a dirlo, è tra questi ultimi.
Secondo diversi studi, se l’Italia non avesse adottato l’euro, il PIL-procapite sarebbe stato significativamente più alto. Questo significa che gli italiani hanno perso potere d’acquisto , facendo perdere all’economia nazionale più di 4 mila miliardi di euro di PIL soltanto fino al 2017, facendoci rimanere agli ultimi posti dei paesi a zona euro.
Sono chiare le analisi degli esperti, in nessun altro paese d’Europa c’è stato un calo così massiccio come in Italia. Si stima una perdita procapite di più di 70 mila euro, al contrario, per esempio, della Germania, che guadagnando complessivamente, nello stesso periodo, quasi 2 mila miliardi di euro , per abitante diventano più di 20 mila euro. Tutto ciò, come possiamo immaginare, ha causato degli squilibri e disuguaglianze economiche tra i vari paesi dell’Eurozona.
Da quando è stato introdotto l’euro, il costo della vita in Italia è aumentato considerevolmente, la maggior parte delle famiglie hanno visto ridurre il loro potere d’acquisto. Prima dell’introduzione della nuova valuta, l’economia italiana cresceva meglio di quella di tanti altri paesi europei, con l’euro, invece,il reddito procapite reale degli italiani è rimasto in stagnazione, come l’intera economia italiana.
Si stima che il potere d’acquisto degli italiani sia calato del 15-20%, mentre i salari sono cresciuti ad un ritmo molto inferiore. Questa è una delle maggiori critiche che riguardano l’euro.

Come dicevamo, un’altra forte critica è che l’euro ha avvantaggiato alcuni paesi, in particolare la Germania, penalizzando i paesi come l’Italia. La locomotiva tedesca, avendo un’economia strutturalmente più solida rispetto all’Italia, ha avuto dei benefici maggiori, approfittando della debolezza dell’euro, rispetto a quello che sarebbe stato il marco. Al contrario, l’Italia essendo più vulnerabile e meno competitiva e non avendo neanche la possibilità di svalutare la propria moneta, ha peggiorato la situazione.
Il disequilibrio ha messo in difficoltà l’economia italiana, non permettendo una crescita sostenuta e
provocando un ulteriore aumento del debito pubblico, mentre la Germania accumulava costantemente dei surplus commerciali. Ma dall’Europa fino al periodo pre covid, arrivavano le solite ricette, misure di “austerity” che hanno aggravato la situazione.

Ma, come prevedibile, la Germania non è stato l’unico paese ad avvantaggiarsi della moneta unica, anche i Paesi Bassi, per esempio hanno tratto grandi benefici e nel contempo altri stati hanno visto peggiorare la propria situazione economica, come la Grecia.
Negli ultimi anni , tra il 2020 e il 2024, anche l’economia tedesca ha subito una battuta d’arresto, che ha provocato ulteriori conseguenze negative nell’eurozona. Ma la struttura economica tedesca è molto solida, infatti già nel 2025 si prevede un ritorno alla crescita.
Ma alla fine, la riflessione più importante è sul vero impatto che la moneta unica ha avuto sul nostro paese e sulla nostra economia.
L’Italia e gli italiani, quanto hanno perso davvero dall’unione monetaria?
Ovviamente capiamo benissimo che non si può calcolare precisamente, al massimo si può fare una stima realistica, ovvero una perdita potenziale di circa 4 mila miliardi di euro, quasi il doppio del debito pubblico italiano, tra crescita economica mancata, aumento del debito pubblico e perdita di competitività. Perdite causate anche dalle politiche di “austerity”, quindi di rigidità, imposte dalla Commissione Europea a tutti i paesi. L’euro ha contribuito ad accentuare alcune lacune dell’economia italiana, senza permettere dei correttivi possibili solo con una politica monetaria, di cui l’Italia e tutti i paesi dell’”eurozona” hanno perso la titolarità, aggravando il debito pubblico e comprimendo la crescita economica. Le debolezze strutturali del sistema economico italiano e la competitività sui mercati internazionali continuano a peggiorare.
Dobbiamo tenere a mente che non tutti i problemi economici sono derivati dall’euro. Anche prima
dell’euro, in Italia esistevano problemi strutturali, però possiamo affermare che l’euro non lì ha risolti, anzi ha peggiorato la situazione, rendendo più difficile anche la possibilità di adottare misure monetarie autonome che potessero tentare di farlo.
