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Barcellona. Molino chiede dignità alla dialettica in Consiglio Comunale

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In un momento in cui si inasprisce ancora di più il dibattito politico barcellonese, in vista delle elezioni amministrative del 2026, che provoca un rischio di maggiore degenerazione e che scaturisce in scontri personali e offese verbali, l’Assessore ai rapporti con il Consiglio Comunale, Roberto Molino, alza il velo di quello che, secondo lui, in questi ultimi anni è un “decadimento” della dialettica politica. Questo decadimento si vive nelle sedute del Consiglio Comunale e con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Comunale, Angelo Paride Pino e al Sindaco, Pinuccio Calabrò, l’assessore Molino, prende posizione contro quelli che, a suo dire, sono stati continui attacchi verbali contro gli esponenti della Giunta Comunale, che ha trasformato l’aula consiliare in una sorta di arena, appellandosi al rispetto istituzionale.

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“Egregio Presidente, ho deciso di rompere gli indugi e dire basta al decadimento del modello comunicativo utilizzato da certa parte del Consiglio Comunale. La delega ai rapporti con il Consiglio Comunale che il Sindaco mi ha conferito mi fa sentire una responsabilità ancora maggiore nella direzione del mantenimento di un confronto leale e corretto con tutti i Consiglieri Comunali. Ricordo tuttavia che noi assessori ci presentiamo alle sedute del Consiglio per dare conto alla Città dell’azione amministrativa e per rispondere a tutte le domande che i Consiglieri intendono avanzare. Ci presentiamo al Consiglio in qualità di rappresentanti istituzionali e pertanto il rispetto del ruolo è doveroso da parte di tutti, anche nei nostri confronti. Qualche Consigliere comunale ha ricordato più di una volta che noi assessori siamo ospiti: bene, in verità mai mi è capitato di invitare – di ospitare – persone a casa mia e quindi di insultarle.
Sono diverse sedute che un Consigliere in particolare si permette di insultare con pervicace costanza i rappresentanti della Giunta, i quali sono costretti a non replicare per non fare scadere il livello del confronto. I profili di merito verranno affrontati nell’agone politico e nei luoghi in cui il confronto non consegna sempre l’ultima parola agli urlatori di turno, tuttavia oggi la questione è un’altra: è ancora sopportabile questo modus operandi che fa ritenere lecito a questo o a quel Consigliere di utilizzare parole offensive nei confronti di componenti della Giunta o di chicchessia?
Il rispetto che porto alle Istituzioni, alla Città e il mio senso del dovere possono spingersi fino al punto di acconsentire che affermazioni di tal fatta siano pronunciate senza sentire il bisogno di reclamare che il confronto dialettico rientri nell’ambito di una civile contrapposizione fra le parti sui temi d’interesse collettivo, sulle questioni oggetto di confronto?
Ho sempre accettato la critica, chi amministra fa delle scelte, a volte condivise a volte no, anche dai rappresentanti eletti nel Civico Consesso: quello che non reputo più accettabile è il livello men che modesto della dialettica cui assisto ad ogni seduta, dialettica in cui la rabbia prevale sulla ragione e che si manifesta con espressioni al limite di quanto consentito dalla legge, a volte anche oltre quel limite.
Vorrei invitarLa a riascoltare la registrazione audio delle sedute per comprendere che non c’è esagerazione nelle mie parole ma semplice desiderio di salvaguardare il decoro delle Istituzioni e la sacralità dei luoghi, di mantenere il rispetto dei ruoli istituzionali, e – perchè no? – anche il rispetto per la politica, che continuo a considerare esercizio virtuoso di partecipazione civile e democratica e che, al contrario, appare sempre più piegata a giochi di potere camuffati da fantomatiche rivendicazioni per la collettività.
Mi confronterò con i colleghi assessori sul da farsi (in questo momento, purtroppo, non riesco più a vedere le condizioni minime per partecipare con spirito costruttivo alle sedute del Consiglio Comunale) e comunque mi dichiaro sempre disponibile ad un confronto fattuale e sereno con chiunque voglia riportare il dibattito in un ambito che sia improntato ad una civile dialettica”.

Con questa nota Molino pone una questione politica e istituzionale, definendo ormai intollerabile la situazione e chiedendo di restituire al confronto in Consiglio Comunale, la dignità che merita un’istituzione di questo genere.

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