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Ciclismo Parigi-Roubaix 2025 – Van der Poel da leggenda, Pogacar scopre l’Inferno. Ganna il migliore degli italiani

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Roubaix – In una giornata di sole e polvere, in mezzo a pietre che non fanno sconti a nessuno, Mathieu Van der Poel scrive un nuovo capitolo di storia nella Parigi-Roubaix, firmando il terzo trionfo consecutivo e raggiungendo un’élite ristrettissima di leggende capaci di tanto. Dietro di lui, Tadej Pogacar si è mostrato per lunghi tratti il solito “Marziano”, ma ha finito per conoscere da vicino le leggi implacabili del pavé: una curva sbagliata, una caduta, una catena incastrata, e il sogno di conquistare subito l’Inferno del Nord si è infranto. Il suo secondo posto resta però straordinario, per coraggio, tenacia e qualità tecnica.

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La 122esima edizione della Regina delle Classiche è stata tutto fuorché prevedibile. L’attesa per il debutto di Pogacar, con la maglia iridata sulle spalle, aveva monopolizzato la vigilia, tra scetticismo (per la sua leggerezza) e curiosità (per la sua classe immensa). Lo sloveno ha gestito i primi 230 km con una lucidità che smentiva l’inesperienza sul pavé, sempre nelle prime posizioni, attento nelle traiettorie, perfetto nei rilanci. L’azione decisiva è partita a circa 45 km dal traguardo, quando Pogacar e Van der Poel sono rimasti da soli, lasciando il gruppo a lottare per il podio. Sembrava il preludio a un duello da leggenda. Ma a 38 km dalla fine, mentre i due affrontavano una curva apparentemente innocua, Pogacar ha sbagliato l’ingresso, è finito contro le transenne, ha perso il controllo, ed è stato disarcionato. La bici, nella fretta di risalire, ha tradito ancora, catena incastrata, secondi preziosi persi. Davanti, Van der Poel non si è voltato. Ha capito che era il momento di colpire e si è alzato sui pedali. Con la sua tipica aggressività, ha guadagnato rapidamente secondi preziosi. Pogacar, sistemata la bici, ha reagito con orgoglio, riportandosi da 21″ a soli 13″, lasciando credere a molti che potesse addirittura rientrare. Ma la fatica, il vento contrario e la prudenza post-caduta hanno rallentato la rimonta. A ogni curva, Pogacar perdeva metri, mentre Van der Poel, più sicuro e potente, aumentava il divario, prima 25”, poi 44”, poi oltre il minuto. Nel ciclismo, però, niente è mai scontato. A 15,7 km dalla fine, proprio quando la corsa sembrava decisa, Van der Poel fora in un tratto di pavé. Un attimo di panico. Ma il team Alpecin risponde alla perfezione: cambio ruota fulmineo, alla maniera della Formula 1. Pogacar, affaticato, non riesce a sfruttare l’occasione. Il distacco si riduce solo da 1’11” a un minuto netto, troppo poco per riaccendere il sogno.La corsa si chiude con un trionfo solitario del fuoriclasse olandese, che alza le braccia nel velodromo di Roubaix tra gli applausi del pubblico. Dietro di lui, un Pogacar esausto resiste al ritorno degli inseguitori e arriva secondo a 1’18”, mentre Mads Pedersen, anche lui rallentato da una foratura nel momento cruciale, chiude terzo. Wout Van Aert, per l’ennesima volta vicino ma non vincente, è quarto. L’Italia riponeva molte speranze in Filippo Ganna, già due volte protagonista nelle Fiandre e nel Nord. Ma la sua Roubaix è iniziata in salita: foratura nel primo settore di pavé, rincorsa infinita, gambe buone ma sempre fuori dal treno dei migliori. Chiude 13°, primo degli italiani.

La Roubaix, come spesso accade, non ha pietà nemmeno del talento più puro se accompagnato dalla sfortuna. Van der Poel, al traguardo, non si nasconde: «È stata una delle giornate più dure della mia carriera. Quando Tadej è caduto, ho capito che potevo attaccare. Ma anche dopo, non mi sono mai sentito sicuro. Ho forato, e lì ho avuto paura. Ma il team ha fatto un lavoro incredibile. Se Pogacar non fosse caduto? Non so davvero come sarebbe finita… sul pavé non riuscivo a staccarlo».

Pogacar, coperto di polvere e delusione, ha comunque sorriso: «È stata un’esperienza unica. Ho sbagliato io, è parte del gioco. Mi sono divertito, ho imparato, e… ci rivediamo l’anno prossimo».

Van der Poel si prende un posto tra gli immortali della Roubaix, Pogacar dimostra ancora una volta di essere un campione totale. E il pavé, come sempre, si conferma giudice spietato e spettacolare del ciclismo eroico.

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