L’associazione “Paolo Vive” non resta in silenzio. Di fronte all’efferrato fatto di sangue che ha strappato la vita a un giovane a Capizzi, l’associazione manifesta con forza la sua contrarietà.

Il Presidente Tindaro Di Pasquale ha messo nero su bianco il suo sconcerto, inviando alla nostra redazione una lettera che non ammette repliche sulla tragedia appena consumatasi.
“Con profondo dolore e sgomento apprendiamo dell’uccisione di Giuseppe, un ragazzo di soli 16 anni, freddato mentre era davanti a un bar con i suoi amici. La notizia ci lascia senza parole, perché non si tratta solo di un’azione di violenza, ma di un pezzo di vita spezzato, di un futuro cancellato, di una comunità che perde un suo figlio innocente.
Giuseppe non era “parte di un disegno criminale”. Come le prime indagini evidenziano, l’agguato pare essere frutto di uno scambio di persona. Questa circostanza rende ancora più dolorosa la sua morte: il ragazzo non era destinatario della violenza, ma ne è stato vittima innocente.
In qualità di associazione impegnata contro tutte le mafie e le violenze organizzate, ribadiamo che l’omertà, il silenzio, il terreno fertile della paura e del “non-decidere” favoriscono queste tragedie. Ogni presenza armata, ogni fuoco che si accende, ogni intimidazione che non trova risposta, è un pezzo di mafia che entra nella nostra vita quotidiana, nella nostra vita normale.
A nome dell’Associazione Paolo Vive, esprimiamo innanzitutto la nostra vicinanza alla famiglia di Giuseppe, alla sua comunità. È importante che non restino soli: il dolore è grande, l’incredulità ancora più. Ma insieme possiamo scegliere di fare memoria, non solo commemorazione.
Sentiamo forte il dovere morale e civile di chiedere che non sia soltanto un altro nome sulle pagine della cronaca, ma che diventi impulso per un cambiamento:
• chiediamo verità e giustizia perché ogni vittima innocente merita di sapere chi e perché l’ha uccisa;
• chiediamo che il contesto sociale venga messo sotto lente: i giovani, i bar, le piazze non possono essere zone franche di violenza;
• chiediamo educazione alla legalità nelle scuole, nelle famiglie, nei territori — perché prevenire la violenza significa sradicarne le radici;
• chiediamo allo Stato, alle istituzioni locali, alle forze dell’ordine di non lasciarli soli: comunità come Capizzi meritano di essere presidiate alla luce della speranza, non soltanto nella paura.
Infine, rivolgo un appello a tutti i giovani: non lasciatevi rubare il tempo, la speranza, la vita. Non accettate la logica della vendetta, della sopraffazione, della morte. Siate voi stessi testimoni di un mondo possibile, libero dalla paura, dal fuoco, dal proiettile.
Giuseppe è caduto perché qualcuno ha sbagliato bersaglio. Facciamo in modo che la nostra comunità non sbagli “risposta”. Facciamo in modo che di lui resti un patrimonio di coraggio, memoria, impegno. Perché ogni ragazzo ucciso è una ferita che ci riguarda tutti.
Non lo dimentichiamo. Non lo lasciamo solo. E facciamo che la sua morte serva a far rinascere la vita.
Aderiamo con convinzione al pensiero espresso dal Presidente dell’Associazione Paolo Vive. Per sottolineare la forza di questa visione, abbiamo scelto di far risuonare un verso iconico di Gerardina Trovato, un vero e proprio manifesto:
“Chi non ha paura di morire, muore una volta sola.”
Questa è la nostra unione di intenti: onorare la memoria con il fiero coraggio di chi non si arrende.
(Loredana Aimi)



